9 frasi da non dire ai bambini. Mai.
L’altro giorno ero a casa con i miei figli, accaldata, stressata e stanca. Ero appena tornata dal lavoro e mi districavo tra la cena da preparare, la montagna di panni da stirare e, ovviamente, le piccole pesti… che senza pietà mi hanno interrotta almeno un milione di volte… “ho fame”, “ho sete”, “mi è scappata la pipì”, “maaamma, Alessio mi ha picchiato”, “maammaaa, Leonardo mi ha preso la moto”, “maaamma, ma le nuvole sono azzurre o bianche?”, “maaaamma, ma cosa mangiano gli scoiattoli?”, “maaamma, mi è caduta l’acqua sul divano”! Ad un certo punto, sono scoppiata e ho urlato: “Basta!! Andate via! Sono stufa!”
Non c’è nessuna scusante per il mio comportamento. L’espressione dei miei bambini era più eloquente di qualsiasi parola. Avrei voluto cancellare immediatamente le frasi appena dette, ma era ovviamente troppo tardi.
Diciamo tutti delle cose sbagliate a volte, ferendo i nostri figli e lasciandoli arrabbiati e confusi. La buona notizia è che tutti possiamo anche migliorare. Magari, iniziando a stilare una lista delle frasi da non dire e iniziando a prenderne atto. Ecco le 9 frasi da NON dire assolutamente ai nostri bambini:
1) “Vai via!”: quale genitore non desidera ardentemente una pausa ogni tanto?! Lo stress e la pressione quotidiana ci spingono talvolta ad allontanare i nostri bambini per poter terminare la cena, o per cambiare quella lampadina che si è fulminata da mesi o semplicemente perché siamo stanchi e vorremmo tanto rilassarci per qualche minuto sul divano. Il problema è che se diciamo troppo spesso ai nostri figli frasi come “vai via” o “ora ho da fare”, loro si convinceranno che non vale la pena parlare con noi, proprio perché li allontaniamo sempre. E se si istaura questo circolo vizioso da piccoli, quasi sicuramente faranno fatica ad aprirsi con noi una volta cresciuti.
Una buona regola per noi genitori sarebbe quella di abituare sin dall’infanzia i nostri bimbi al fatto che mamma e papà hanno il diritto di ritagliarsi una pausa per se stessi, ogni tanto. Impariamo ad organizzarci con nonni, baby sitter, amici o vicini di casa. Basta anche mezz’ora per rilassarsi e ricaricare le batterie.
E quando succede di essere eccessivamente preoccupati o stressati (come quando io sono esplosa con i miei figli), stabiliamo dei parametri chiari in anticipo. Io avrei per esempio potuto dire: “Mamma deve finire solo questa cosa, perciò disegnate tranquilli per un po’ ora. Appena ho finito, andiamo a fare una passeggiata insieme”. Siate realistici con i tempi che fissate e con le alternative che proponete. Un bambini di 2 anni non riuscirà a giocare da solo per un’ora intera. E se il cielo è plumbeo, non promettete loro di andare a fare una passeggiata…
2) “Sei cosi…”: le etichette sono assolutamente deleterie per i bambini: “perché sei cosi cattivo Alessio?” oppure “Leonardo, come fai ad essere cosi disordinato?”. Provochiamo danni anche quando commentiamo con altri i loro caratteri e i diretti interessati sono lì che ascoltano: “Leonardo è molto timido”, oppure “Alessio, è cosi testardo”. I bambini credono a tutto quello che sentono, senza mai metterlo in discussione, anche quando si tratta di se stessi. Quindi Alessio metabolizzerà il messaggio che la cattiveria fa parte del suo carattere. E Leonardo comincerà a pensare di essere un bambino timido, il che ovviamente minerà la sua autostima. Anche “etichette” che sembrano neutrali o positive possono incasellare un bambino e incoraggiare aspettative di sé inappropriate o non necessarie.
Un approccio decisamente migliore è fare riferimento al comportamento e non al bambino o al suo carattere. Per esempio “il tuo amichetto si è sentito ferito quando gli hai detto che non volevi giocare con lui. Cosa possiamo fare per farlo sentire meglio?”.
3) “Non piangere” : oppure “non essere triste” o “non fare il bambino piccolo” o ancora “non c’è motivo di avere paura”. Ma i bambini hanno il diritto di arrabbiarsi a tal punto da piangere, soprattutto quando sono troppo piccoli per riuscire ad esprimersi con le parole. E hanno diritto a sentirsi tristi. O ad avere paura. E’ normale voler proteggere i propri figli da sentimenti od emozioni negative, ma dire “non sentirti cosi” non serve a far sentire i vostri bambini in maniera diversa. Anzi, potrebbe fargli credere che le loro emozioni non sono ammesse, che non va bene sentirsi tristi o avere paura.
Per cui, invece di impedire ad un bambino di sentirsi in un certo modo, aiutatelo a prendere coscienza di quel particolare stato d’animo. “Ti devi essere sentito veramente molto triste quando Giacomo ti ha detto che non voleva più essere tuo amico”. Oppure “si, le onde possono spaventare all’inizio. Proviamo a restare a riva insieme e vediamo se ci solleticano i piedi…Ti prometto che ti terrò la mano tutto il tempo” . Dare un nome alle emozioni del vostro bambino significa insegnargli ad esprimerle meglio, oltre a mostrargli cosa significa essere empatici con i sentimenti altrui. Alla fine, imparerà a piangere di meno e a descrivere meglio quello che prova.
4) “Perché non provi ad assomigliare di più a tua sorella?”: oppure “guarda come Carlo usa bene la forchetta”, o ancora “Giovanna fa già la pipì nel water, perché non la fai anche tu?”. I paragoni spesso agiscono come un boomerang. Vostro figlio è vostro figlio, non Carlo o Giovanna.
Ciascun bimbo cresce e matura con un proprio ritmo ed un proprio temperamento. Paragonarlo a qualcun altro gli lascia intendere che lo vorreste diverso. E, in ogni caso, il paragone non serve a fargli modificare il proprio comportamento. Fargli pressione su qualcosa che ancora non è pronto a fare (o che non gli piace fare) può solo confonderlo e renderlo insicuro. Come conseguenza, proverà probabilmente risentimento nei vostri confronti e sarà deciso più che mai a non fare quello che voi desiderate cosi tanto che faccia. E’ il suo modo di protestare.
Al contrario, incoraggiate le sue piccole vittorie, i suoi progressi: “Wow, hai infilato il cappotto da solo!” oppure “grazie per avermi avvisata per tempo che dovevi fare la pipì”. Servirà a rinforzare i suoi comportamenti corretti e lo motiverà a fare sempre meglio.
5) “Tu sai fare meglio di così!”: l’apprendimento è un processo che implica lo sbaglio. Sbagliare e riprovare. Ecco come si cresce. E anche se ha fatto lo stesso errore proprio ieri, commenti del genere non sono nè produttivi nè di supporto. Dategli il beneficio del dubbio e siate specifici nelle vostre osservazioni: “mi piace di più se fai in questo modo, grazie”. Altri commenti negativi sono “non posso credere che l’hai fatto davvero!” oppure “oh, finalmente ci sei riuscito!”. A prima vista potrebbero non sembrare cosi deleteri, in realtà il messaggio che potrebbe arrivare al bambino è “non fai mai niente correttamente”.
6) “Smettila o ti darò io un vero motivo per piangere! “ Le minacce non sono quasi mai efficaci. Può succedere a tutti di usare frasi del tipo “Fai cosi o altrimenti…” oppure “se lo fai ancora, ti sculaccio!”. Il problema è che prima o poi è necessario mettere in pratica la minaccia o perdete la vostra credibilità.
Più piccolo è un bambino e maggiore è il tempo necessario per apprendere. Alcuni studi hanno dimostrato che le possibilità che un bambino di due anni ripeta lo stesso errore nello stesso giorno sono dell’80%, a prescindere dal metodo di insegnamento utilizzato. Ma anche con bambini più grandi, è difficile ottenere dei risultati al primo tentativo. Come dicevamo prima, l’apprendimento è un processo che implica l’errore e la prova. Per cui, è decisamente più efficace utilizzare una serie di tattiche ripetitive e costruttive, come dare alternative, allontanare il bambini da situazioni che generalmente provocano comportamenti sbagliati, oppure imporre loro una pausa di riflessione.
7) “Aspetta che torni il papà!”: Un cliché familiare a molte mamme, ne sono sicura. Per essere efficace, la disciplina non può essere posticipata. Bisogna agire immediatamente. Se un’azione correttiva viene ritardata, il bambino non riesce a collegarla al suo errore. Se aspettate che l’altro genitore arrivi a casa, vostro figlio avrà probabilmente già dimenticato cosa aveva fatto di sbagliato. Se non lo ha dimenticato, l’agonia della punizione che lo aspetta potrebbe essere troppo rispetto alla punizione che quel comportamento meritava. Inoltre, passare la “patata bollente” a qualcun altro diminuisce la vostra autorevoleza: “Perché dovrei ascoltare la mamma, se lei non fa niente quando io mi comporto male?”.
‘8) “Sbrigati!” Quale genitore non è stressato da appuntamenti, agende piene, mancanza di sonno, traffico, eccetera? Quale genitore non sente la pressione a mille quando, in ritardo per l’ufficio, deve ancora accompagnare i figli a scuola e i bimbi non riescono a trovare le scarpe o hanno dimenticato di mettere i calzini o devono fare un’ultima pipì??. Pensate però al vostro tono di voce quando li sollecitate a sbrigarsi e pensate a quanto spesso lo dite. Se tutte le mattine prima di uscire di casa cominciate a sbuffare, a picchiettare con le dita sul tavolo o con i piedi sul pavimento… state attenti alle conseguenze. Comportamenti simili li fanno sentire in colpa. Il che li ferisce ma non li motiva a fare più in fretta. Meglio puntare la sveglia una mezz’oretta prima…
9) “Bel lavoro!” oppure “Bravo!” Cosa può mai esserci di sbagliato in un complimento? I rinforzi positivi sono, dopotutto, uno degli strumenti più efficaci a disposizione dei genitori. Il problema esiste se il complemento è vago e indiscriminato. Dire “bravo!” per ogni piccola cosa che vostro figlio fa, dal finire il latte a fare un bel disegno, perde di significato. Quindi, provate a rinforzare solo ciò che richiede un vero sforzo. Finire un bicchiere di latte non implica un reale sforzo. Poi, siate specifici. Invece di dire “bel lavoro”, dite “che bei colori brillanti hai usato per disegnare questo campo di fiori!” . E sottolineate positivamente il comportamento invece del bambino in sé: “bravo, sei stato cosi tranquillo con il tuo puzzle mentre finivo di cucinare, proprio come ti avevo chiesto”.
Sarebbe stato carino dire questo ai miei bimbi l’altro giorno, invece di esplodere come un vulcano! Per fortuna, sono sicura che potrò rifarmi presto. I miei figli sono molto più comprensivi di me…
Tina Festa
05/09/2011 at 16:53
Bellissimo ed interessante questo articolo!!! Fà riflettere! Diversi suggerimenti qui presenti sono utili anche per me come insegnante oltre che come mamma. Grazie!
The Family Company
05/09/2011 at 19:17
Ti ringrazio molto Tina. Il tuo commento mi ha dato l’occasione di rileggere il post che ho scritto e di ricordare a me stessa queste poche, semplici ma importantissime regole. Quindi grazie a te. E se hai qualche altro suggerimento da aggiungere, come mamma e come insegnante, sarà il ben accetto.
Laura
20/12/2013 at 10:34
Articolo molto interessante e fa veramente riflettere.Vedo però, che questo tema viene trattato poco su internet. Ho letto un’altro articolo simile, ma sono forse gli unici, che trattano questo problema – http://come-bambini.it/istruzione-e-formazione/45-top-10-frasi-da-non-dire-mai-ai-bambini.html.
Valentina Cappio
20/12/2013 at 10:42
Grazie Laura per essere passata di qua. Io penso che ce ne siano di altri siti che trattano l’argomento. Magari, se li trovo te li posto. Ciao