God Save The Banoffee Pie
Il cibo racconta la storia di chi lo mangia e di chi lo prepara. Racconta chi sei, da dove vieni, dove hai deciso di andare, in cosa credi, cosa hai imparato nella vita. Il cibo è viaggio, geografia, politica, tradizione, ricchezza d’animo, convinzione, esplorazione.
Era il 1998, e stavo per festeggiare il mio primo Natale in terra britannica. A Londra, per l’esattezza. Nella casa natale di un’amica universitaria. Quell’invito rappresentava per me una vera vittoria. Gli Inglesi, si sa, non sono molto espansivi. E avermi invitata per Natale a casa dei suoi genitori significava che, in un modo o nell’altro, le differenze culturali erano state superate. Evviva!
Varco la porta di questa tipica villetta londinese e avverto la prima sensazione di disagio. Cosa succede? Perché non si sente nessun odore, nessun rumore? Mi viene in mente la mia chiassosa famiglia napoletana: in quel preciso momento, la cucina di mammà di sicuro era tutta un fermento – mestoli che girano, piatti che tintinnano, pentole che si spostano, frittelle che friggono. Risate, imprecazioni, auguri, telefoni, campanelli, urla, pettegolezzi dell’ultima ora… Li, invece, niente! Era troppo presto? Forse avevo sbagliato casa?
Passata un’oretta, comincia ad arrivare gente. L’atmosfera diventa più festosa, più natalizia. Forse mi sono sbagliata, penso…. Ci sediamo a tavola. Strano, non sento ancora il mix di profumi e rumori a cui sono abituata. Ma magari mi sbaglio ancora…. Poi, mi viene servita una roba pallidina. Cos’è? Potato Salad, mi viene risposto. Arriva anche il classico tacchino, che sembra perfetto, ma… proviene dalla rosticceria dietro l’angolo. Mmm… io sono cresciuta in una casa dove non si cucina solo per mangiare. Si cucina per amore. Con pazienza, allegria, generosità. Si cucina per stare insieme. Insomma, cibo per l’anima, a tutti gli effetti. Ma il problema con il “cibo dell’anima” è che si insinua dentro di te la convinzione che nessun altro tipo di cibo ha un’anima, un’affezione particolare.
Assaggio, mangio. E’ buono. Ma non sono sicura che sia stato cucinato con amore. Mi sento triste. Nostalgica. Affamata. Poi, finalmente, arriva il momento del dessert. E, come per magia, appare lei: the Banoffe Pie. Non l’avevo mai assaggiata prima, ma solo a guardarla la mia anima si riempie di gioia. Il cuore si gonfia. Un tripudio glorioso di panna e caramello. Una visione paradisiaca, quasi cinica nella perfezione degli abbinamenti, ma divertente e sarcastica per la facilità con cui si prepara. Insomma, così amorevolmente British! Amorevolmente, ho detto?! Ebbene si, c’era amore in quel dolce. Tanto, tantissimo amore.
Ne è passata di acqua sotto i ponti da allora. Ho visto paesi, incontrato persone, mangiato a tante tavole diverse. E ho capito che un sacco di non napoletani mettono amore in quel che cucinano. O semplicemente in quel che servono. La Potato Salad appare ancora pallidina ai miei occhi. Ma era davvero buona. E il tacchino non era stato cucinato dai genitori della mia amica. Ma anche le rosticcerie hanno un’anima. E la Banoffee Pie… Ah, la Banoffe Pie! Se non fosse stato per quel dolce e per le riflessioni che mi ha imposto, non sarei la sperimentatrice avventurosa che sono oggi. Con il cibo, con le persone, con la vita. Se non fosse stato per quel Natale, forse mi ci sarebbe voluto ancora tanto tempo per capire la differenza tra “accettare una cultura diversa” e “celebrarla”.
Le migliori lezioni di vita non si imparano tra i banchi di scuola. Ma a tavola. Possibilmente in un paese straniero. God Save The Banoffe Pie! Ed ora, finalmente, la ricetta!
Ingredienti:
2 lattine di latte condensato
1 pacchetto di biscotti Digestive
250 gr di burro sciolto
500 ml di panna fresca
3 banane + succo di 1 lime
Procedimento
Riempite di acqua una pentola dai bordi alti e portate ad ebollizione. Quando l’acqua comincia a bollire, immergete le lattine di latte condensato (chiuse, mi raccomando!). Fate cuocere per 3 ore circa. Attenzione: le lattine devono essere sempre coperte dall’acqua durante la cottura; quindi, aggiungetene all’occorrenza.
Riducete i biscotti in briciole, aggiungete il burro sciolto e mescolate fino ad ottenere un impasto ben amalgamato. Con il mix di biscotti e burro, foderate uno stampo per torte (possibilmente con i bordi removibili o in silicone), premendo bene sul fondo e lungo i bordi con i polpastrelli; poi mettete a riposare in freezer per almeno un’ora.
Trascorso questo tempo, prendete la teglia dal freezer e riempite la base di biscotti con il caramello cotto (ovvero il latte condensato).
Tagliate le banane a rondelle, spruzzatele con il succo di un lime e distribuitele sulla crema di caramello.
Montate a neve ben ferma la panna fresca. Distribuite la panna sulle banane e decorate con cioccolato a scaglie.
Et voilà, il gioco è fatto. Enjoy!
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Con questo post, partecipo al Contest “Paese che vai… ricetta che trovi” di Trippando e di In Cucina con Sonia.
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Ale
25/02/2013 at 12:39
che meraviglia la banoffee pie…e bello il tuo racconto! Grande Vale! Mi mancate un sacco! I love Marostica & blogfriends!
The Family Company
25/02/2013 at 14:20
Grazie Ale!! Ci mancate anche voi! Spero di cuore di potervi rivedere presto- Un bacino alla piccola Linda!
Vaty
25/02/2013 at 22:00
Ma che bel post Vale. Ero venuta per la ricetta, ma ti ho vista ragazza in questa terra dal cibo basato solo su Fish& chips, assolutamente diffidente… e nostalgica della tua terra, per poi essere sorpresa da questo dolce^_^ Eppure ha stregato me!grazie cara e tanto piacere di averti conosciuta. Ora non ti lascio piu e mi segno subito la tua pagina:) Un bacio anche ai 2 ometti pazzeschi da Sofia:)
The Family Company
25/02/2013 at 22:09
Vaty, grazie a te per la tua compagnia, delicata e di spessore allo stesso tempo. Aver condiviso la tua storia con me, con noi è stato emozionante. Ed è stata la conferma che non occorre conoscersi da anni per scoprire sintonie ed affinità- Spero di rivedervi presto. Un bacio alla dolcissima Sofia e un abbraccio forte a te e a tuo marito.
Tiziana
26/02/2013 at 12:31
Eccola la golosissima ricetta, grazie Vale. Immagino la tua sensazione, che hai descritto così bene, per noi italiani la cucina è l’anima della casa. Non so se è stata fatta con amore sicuramente è stata fatta per prendere per la gola. Quante buone ricette arrivano da Marostica 🙂
The Family Company
26/02/2013 at 12:45
Eh si! Ottime ricette!! Speriamo di bissare prestissimo. E poi, devo venire ad assaggiare le tue lasagne! 😉
Tiziana
26/02/2013 at 13:25
assolutamente 🙂