Lezioni di fotografia 3: l’esposizione

Nella lezione precedente abbiamo visto come effettuare una corretta inquadratura. Oggi, invece, esaminiamo un altro aspetto “principe” della tecnica fotografica: l’esposizione.Per esposizione si intende il controllo della quantità di luce che arriva all’elemento sensibile, sia esso una pellicola o un sensore digitale. Entriamo subito nel vivo e sfruttiamo “l’analogia idraulica”.

Nulla di complicato, basta pensare ad una fontana con il suo rubinetto ed un secchio vuoto che non aspetta altro che essere riempito. A questo scopo, molto semplicemente, apriamo il rubinetto e facciamo scorrere l’acqua fino al completo riempimento del secchio. Detto fatto, ma esaminando più in dettaglio l’azione appena eseguita, possiamo dire di aver aperto il rubinetto per un tempo necessario per permettere all’acqua di riempire il secchio.

E’ chiaro che, per il nostro scopo possiamo usare aperture diverse del rubinetto. Il tempo necessario al riempimento sarà determinato di conseguenza. Viceversa, se vogliamo che il secchio si riempia in un determinato intervallo di tempo, dobbiamo aprire il rubinetto quanto basta. In particolare, per riempire il secchio nel più breve tempo possibile dovremo aprire al massimo il rubinetto, mentre se desideriamo che il riempimento impieghi un tempo più lungo dobbiamo aprire il rubinetto di una quantità molto più modesta.

Più facile a farsi che a dirsi. L’analogia idrodinamica ci suggerisce che ogni fotocamera è dotata di due dispositivi che consentono di regolare l’esposizione: il diaframma (assimilabile al rubinetto), con il quale regoliamo la quantità di luce e l’otturatore, che ci permette di regolare l’intervallo di tempo in cui la luce arriva al sensore. Questo intervallo di tempo è pertanto detto tempo di esposizione o tempo di posa. In definitiva possiamo affermare che l’esposizione corretta si ottiene regolando in modo opportuno diaframma e tempo di esposizione.

Ma cosa significa in modo opportuno? Cosa significa esporre correttamente? Mi piace molto la seguente definizione, la trovo molto pratica: l’esposizione corretta è quella che rende, in foto, il grigio come grigio o il bianco come bianco o ancora il nero come nero.

Sembra banale ma basti pensare che se fotografiamo, ad esempio, un paesaggio sulla neve con un’esposizione insufficiente, otterremo una massa grigiastra ben distante dalla realtà da noi percepita.

Allo stesso modo, se fotografiamo un soggetto scuro come uno scoiattolo nero con una esposizione sovrabbondante, otterremo piuttosto uno scoiattolo grigio.

Una foto con esposizione insufficiente è detta sottoesposta, mentre una con esposizione sovrabbondante è detta sovraesposta. Nel primo caso otterremo una foto troppo scura; nel secondo una foto troppo chiara.

Non dimentichiamo però che la fotografia è arte e che pertanto, spesso, la perfezione tecnica viene deliberatamente sacrificata a vantaggio di un’interpretazione soggettiva. In quest’ottica, l’esposizione corretta è semplicemente quella che rende la fotografia così come la vogliamo, la immaginiamo o pre-visualizziamo.

Ovviamente esporre più o meno correttamente richiede l’utilizzo di uno strumento capace di misurare la luce e di fornirci un’ indicazione della giusta quantità di luce che deve arrivare al sensore. A questo scopo corre in nostro aiuto l’ esposimetro, uno strumento oggi presente in tutte le macchine fotografiche. Esso non è altro che un dispositivo basato su un elemento fotosensibile che trasforma la luce in un segnale elettrico. Come tutti gli strumenti di misura, l’esposimetro è calibrato, o meglio, è tarato su un valore cosiddetto “campione”, che per l’esposimetro stesso è il grigio neutro al 18%.

Da un punto di vista pratico questo strumento fornisce un segnale di corretta esposizione quando la macchina è regolata in modo tale che il soggetto fotografato viene restituito di un grigio neutro. Questa affermazione è fondamentale per comprendere il funzionamento dell’esposimetro perché, da quanto detto, si evince che l’esposimetro legge la luce presupponendo che il soggetto sia sempre di un grigio neutro. Questo significa che fintanto che punteremo il nostro esposimetro su un soggetto grigio otterremo una giusta esposizione.

Tornando all’esempio fatto poco prima, al cospetto di un paesaggio innevato, l’esposimetro, credendo di trovarsi di fronte ad un soggetto grigio che riceve troppa luce, suggerirà di impostare dei valori che in foto tenderanno a riportare la neve ad un triste grigio medio. Di fatto, seguendo rigorosamente le indicazioni dell’esposimetro, otterremo una foto sottoesposta. Lo stesso accadrebbe con un soggetto nero come lo scoiattolo di cui prima (in quel caso l’esposimetro è stato ingannato anche dall’asfalto nero), restituendoci un soggetto grigio e quindi, in questo caso, sovraesposto.

Fortunatamente la tecnologia va avanti ed i programmi automatici delle moderne fotocamere hanno, al loro interno, un algoritmo che permette alla macchina stessa di capire la scena che si sta fotografando e di introdurre le opportune correzioni per avere una foto quasi sempre esposta correttamente. E allora, visto che siamo ancora dei principianti, per ora continuiamo ad utilizzare gli automatismi della nostra fotocamera, e cioè per chi fotografa in automatico, continuiamo a farlo.

Più avanti impareremo a leggere i dati forniti dall’esposimetro e a regolare di conseguenza tutti i parametri di esposizione quali l’apertura del diaframma, il tempo di esposizione e la sensibilità del sensore. Ma prima di questo occorre sapere cos’è e come funzionano il diaframma, l’otturatore, il sensore digitale e la pellicola e così via.

Quindi non mi resta che darvi appuntamento alla prossima lezione, Giovedì 15 Novembre, e augurarvi, come al solito, buona luce.

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10 Responses to Lezioni di fotografia 3: l’esposizione

  1. Simona Rispondi

    01/11/2012 at 16:51

    Grazie, hai spiegato in modo molto semplice. Il paragone del rubinetto è perfetto! Non vedo l’ora di muovere i primi passi in manuale!!! Simona

    • The Family Company Rispondi

      01/11/2012 at 21:06

      Roberto è un mito. Finalmente ho capito l’esposizione. E se l’ho capita io… Grazie Simona per essere passata di qua…

  2. Tiziana Rispondi

    01/11/2012 at 17:03

    mmmmmh e qui arriviamo alle note dolenti! Roberto devo rileggere più volte non perché tu non sia chiaro, anzi, ma il problema (tutto mio) sta nel comprendere i “metti” e i “togli”. Per me sono la vera complicanza. Abbi pazienza, che ce voi fà, sono testona. Ci ritorno dopo, ora devo scappare. Bella l’idea del secchio.

    • The Family Company Rispondi

      01/11/2012 at 21:07

      Dai Tiziana!! Possiamo farcela!! E abbiamo anche un’altra ottima scusa per incontrarci… fare i compiti a casa per Roberto. Se non ci diamo una mano noi… Un abbraccio!!

  3. Tiziana Rispondi

    01/11/2012 at 21:56

    Ci sono! Il concetto teorico è abbastanza chiaro poi dobbiamo vedere sulla parte pratica come me la cavo. Valentina Roberto è bravissimo, spiega molto bene, sono io ad avere problemi di taratura, maaaaa nel caso… posso copiare da te? Hai il banco davanti al mio Roberto non mi vedrà 🙂

    • The Family Company Rispondi

      01/11/2012 at 22:00

      ahahahah! Sei troppo forte Tiz! Facciamo che tu copi da me e io copio da te, che ne dici?? 😉 A parte gli scherzi, ti capisco benissimo sai. ANche io nella teoria rischio di perdermi. Per questo penso che poi bisogna passare alla pratica e provare e riprovare. E’ stato uno dei motivi per cui abbiamo deciso poi di aprire anche il gruppo su FV. Proviamo, scattiamo e postiamo nel gruppo cosi da avere un riscontro su cose reali… Cmq per ora siamo ancora a scattare in automatico… Diamoci tempo, dai. Sono sicura che ci arriveremo anche io e te, due testone si… ma di classe! eheheh!

  4. Roberto Rispondi

    02/11/2012 at 00:27

    Ragazze, con calma ci arriveremo. l’approccio deve essere come quello di uno squalo sulla sua preda: gli gira intorno in cerchi concentrici via via sempre più stretti 🙂
    skerzi a parte il concetto fondamentale da memorizzare, per adesso, è che la lettura della luce presuppone che tutto ciò che inquadriamo sia di un triste grigio neutro. il resto verrà…

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