Lezioni di fotografia: esposizione, diaframma e otturatore
E va bene lo so. Avevo promesso che la lezione di oggi sarebbe stata su un altro argomento, che però ho ritenuto prematuro e così ho deciso di continuare su un aspetto fondamentale già affrontato precedentemente. Oggi parliamo ancora di esposizione, questa volta però cercheremo di entrare ancor più nel vivo affrontando anche la questione delle impostazioni della fotocamera.
Ripercorrendo la terza lezione, richiamiamo la definizione di esposizione corretta, che è quella di una fotografia non troppo chiara (sovraesposta) né troppo scura (sottoesposta). Per avere una foto ben esposta dobbiamo fare in modo che la giusta quantità di luce attraversi l’otturatore per il giusto periodo di tempo. E questa operazione può essere gestita agendo sul diaframma dell’obiettivo e sull’otturatore della fotocamera. Ricordate l’analogia idraulica della terza lezione? Possiamo riempire il secchio aprendo il rubinetto facendo passare un filo d’acqua per un lungo intervallo di tempo, oppure possiamo aprire al massimo il rubinetto per un tempo molto più breve.
Anche in fotografia le cose funzionano così; l’apertura del diaframma e la regolazione dell’otturatore si possono combinare tra loro per ottenere l’esposizione corretta. Come regolare i parametri ce lo dice la macchina stessa, o meglio l’esposimetro, il quale legge (misura) la luce e fornisce la corretta coppia tempo/diaframma.
La quantità di luce in fotografia è espressa in termini di EV (Exposure Value) e l’EV0 corrisponde ad un’esposizione di 1 secondo a f/1. Ma come detto, apertura e tempo possono essere combinati tra loro per ottenere l’esposizione corretta. La scala degli EV è rappresentata da una serie di numeri crescenti proporzionali all’intensità luminosa ed è caratterizzata dalla proprietà che ad ogni valore corrisponde una data esposizione, e cioè una serie di coppie tempo/diaframma equivalenti. Equivalenti nel senso che raddoppiando il tempo di esposizione dovremo dimezzare l’apertura dell’obiettivo e viceversa.
In realtà l’EV è importante non tanto in termini assoluti, quanto in termini relativi. Nella scala degli EV, il passo tra un valore ed il successivo è denominato STOP e corrisponde ad un raddoppio della luce quando si passa da un valore al successivo e ad un dimezzamento quando si passa da un determinato valore al precedente. Ad esempio passando da EV3 ad EV4 la differenza è di uno stop e la luce si raddoppia, mentre passando da EV4 ad EV3 la luce si dimezza e la differenza è sempre di uno stop.
Il concetto di STOP è anche esso fondamentale perché anche le scale dei tempi e dei diaframmi utilizzate in tutte le fotocamere hanno passi principali di uno stop. Prendete la vostra fotocamera ed impostate la modalità di esposizione su “M” (manual). Leggete il manuale per capire come impostare tempi e diaframmi. Ruotando l’apposita ghiera per la regolazione dei tempi vedrete dei valori, tra i quali ci saranno sicuramente i seguenti espressi in frazione di secondo: 1 – ½ – ¼ – 1/8 – 1/15 – 1/30 – 1/60 – 1/125 – 1/250 – 1/500 – 1/1000.
Passando da un valore al successivo (variazione di uno stop) il tempo si dimezza e di conseguenza si dimezza la luce che raggiunge il sensore. E’ possibile scegliere anche valori intermedi che corrispondono a frazioni di stop, ma per cominciare concentriamoci solo sugli stop interi.
Ovviamente se le condizioni di luce restano invariate, dimezzare il tempo di esposizione richiede di raddoppiare la quantità di luce per far si che l’esposizione sia sempre la stessa. In pratica dovremo regolare il diaframma di conseguenza. Ovviamente anche la scala dei diaframmi ha un passo che corrisponde a differenze di esposizione di uno stop e presenta i seguenti valori tipici (corrispondenti a stop interi): 1-1,4-2-2,8-4-5,6-8-11-16-22 .
Di questa scala, fatta di numeri un po’ strani, dobbiamo ricordare solo due concetti fondamentali: 1) a numeri più piccoli corrispondono aperture di diaframma più grandi; 2) da un numero all’altro la variazione è di uno stop, cioè la luce raddoppia o si dimezza.
Anche la scala dei diaframmi ha gli stop intermedi o frazioni di stop.
Per capire meglio quanto detto fin qui facciamo un esempio pratico. Immaginiamo di trovarci in estate sulla spiaggia in pieno sole. Una coppia tempo/diaframma plausibile per una corretta esposizione è 1/125s – f/16 (ricordate la tabellina che la Kodak riportava all’interno delle confezioni delle sue pellicole?). Supponiamo di voler fotografare il nostro amico che gioca a racchettoni. Per evitare che il soggetto venga “mosso” in fotografia, avremo bisogno di un tempo più rapido di 1/125s, così scegliamo 1/250s. Abbiamo così dimezzato il tempo di esposizione cioè abbiamo introdotto una variazione di uno stop. Ma la luce esterna è sempre la stessa, per cui dovremo compensare raddoppiando l’apertura di uno stop. Cioè dovremo aprire il diaframma da f/16 a f/11.
Se poi il nostro amico decide di esibirsi in evoluzioni sul suo acquascooter avremo probabilmente bisogno di adottare un tempo di esposizione di almeno 1/500s. Abbiamo dimezzato ancora una volta il tempo di esposizione, per cui il diaframma dovrà essere regolato di un ulteriore stop, portandolo da f/11 a f/8. Alla fine avremo utilizzato tre coppie tempo/diaframma, che pur essendo molto diverse tra loro per gli effetti che producono in termini di movimento, sono equivalenti in termini di esposizione.
I valori corretti di tempo e diaframma saranno impostati automaticamente dalla macchina se stiamo utilizzando una modalità automatica, oppure saremo noi a regolare i parametri, se stiamo esponendo in manuale, sfruttando le indicazioni fornite dall’esposimetro
Per cominciare a familiarizzare con le impostazioni della fotocamera suggerisco questo esercizio: scattate una foto in modalità automatica; selezionate la modalità M e ripetete lo scatto impostando manualmente tempo e diaframma indicati nello scatto precedente. Durante la regolazione vedrete l’indicatore dell’esposimetro avvicinarsi per poi collidere con il valore “0”. Questo sta ad indicare che abbiamo regolato la macchina per un’esposizione corretta. Esercitatevi e fatemi sapere.
Ci vediamo sul gruppo Facebook “In giro con la fotocamera”. Alla prossima e…buona luce!
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The Family Company
13/12/2012 at 11:50
Stasera ci provo Rob! E ti posto i risultati sul gruppo FB! Finalmente si entra nel vivo! Alè!
patrizia
13/12/2012 at 17:24
Chiarissimo e preciso. Grazie! Non ho capito però solo una cosa. Cosa significa “un’esposizione di 1 secondo a f/1.”?
Roberto
13/12/2012 at 17:52
EV0 è un valore particolarmente basso che corrisponde ad una condizione di scarsissima illuminazione. Ciò richiede un tempo di posa relativamente lungo (1 secondo) e l’impiego di un obiettivo di straordinaria luminosità (f/1). Una tale esposizione richiede ovviamente l’utilizzo del treppiede per evitare il mosso. Per la proprietà della reciprocità la stessa esposizione è ottenibile con le seguenti combinazioni: 2s f/1,4 – 4s f/2 – 8s f2,8 – 16s f/4 e così via…
Ciao e grazie per essere passato di quì
Tiziana
13/12/2012 at 20:49
Ecco questa è una lezione a cui tengo particolarmente perché diaframma e tempi sono la mia bestia nera Mi rileggo tutto per benino. Grazie.
robiph
13/12/2012 at 22:16
Ok Tiziana. Se hai dubbi e domande, non hai che da chiedere
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