Ho trovato il mio segno. Dove dormire in Val Camonica
Posted on 14/10/2013 By Marta Zanella Blog Tour, Dove dormire
Io, il mio segno, l’ho trovato dove non mi aspettavo che fosse. Ancora prima di cercarlo. Ma quando l’ho visto, ho capito che era lui.
In questa Valle dei Segni incisi, lui è dipinto. In questa Valle dei Segni color grigio della roccia, lui è bianco e oro. In questa Valle dei segni che raccontano il passato di una storia di diecimila anni, lui racconta il futuro, della valle e dei suoi abitanti, i vecchi e i nuovi.
Rappresenta un uomo che regge un sole sulla testa. Lo leggo come un segno di speranza. L’ho trovato dipinto sul tavolo della camera dell’albergo dove alloggio, in questo viaggio alla scoperta della Valle Camonica.
Mi ha raccontato una storia, una storia grande, e bella, e piena di dolore ma anche di futuro. Ho capito che era lì ad aspettare me, ad aspettare che la cogliessi e la ascoltassi. E poi la raccontassi.
E allora mi sono chiesta come avrei potuto raccontare questa lunga storia ai bambini.
C’era una volta, in un paese lontano lontano che sta in Africa e si chiama Somalia, un ragazzo triste e coraggioso. Era triste perché nel suo paese c’è la guerra, grandi e bambini spesso muoiono, perché qualcuno li uccide o perché non c’è da mangiare, era triste perché non poteva avere una vita normale come la vogliono tutti, perché la gente non poteva fare niente contro i Signori della guerra. Ma era anche coraggioso, perché decise di partire, di affrontare un viaggio difficile, rischiando molte volte di morire, per andare in un paese dove avrebbe potuto avere un lavoro e vivere in pace.
Il ragazzo pagò dei signori cattivi, che organizzavano il viaggio di quelli che volevano partire, chiedendo tantissimi soldi e facendoli viaggiare come bestie. Attraversò il deserto, rischiando di morire di sete, e ancora di essere catturato dai soldati degli altri paesi che attraversava, e poi arrivò al mare.
Il paese in cui voleva andare era dall’altra parte del mare. Pagò altre persone per avere un posto su una barca, li pagò con tutti i soldi che gli rimanevano e lo caricarono insieme ad altre centinaia di persone su una barca troppo piccola. La barca era così piena che sembrava affondare, e non c’era spazio per portare cibo e acqua sufficienti per tutti.
Ci misero alcuni giorni ad attraversare il mare, e in quei giorni molti morirono.
Il ragazzo soffriva, era sempre più triste, ma voleva farcela.
Quando arrivarono, finalmente, scoprirono che in realtà non erano ancora arrivati: erano su una piccola isola, Lampedusa, dove i pescatori e gli altri abitanti li accolsero come poterono e li portarono in palestre e centri per dare loro almeno un tetto e una coperta. Accoglievano barche così tutti i giorni, e i pescatori e le loro famiglie erano da soli a farlo. Poi arrivò la polizia, e altri signori, e li schedarono, compilarono tante carte, li presero e li portarono, a gruppi, sulla terraferma. Il ragazzo fu mandato al nord.
Arrivò in una terra, una valle verde, e scoprì che come lui c’erano altre duecento persone, forse di più. La terra si chiamava Valle Camonica. Gli abitanti della valle non erano contenti, pensavano che questi ragazzi, questi uomini e donne avrebbero invaso e rovinato la loro terra. Ma il ragazzo voleva solo lavorare e poter avere una vita tranquilla, come vogliono tutti.
Per una volta nella vita, fu fortunato. Lui e altri che come lui erano arrivati con viaggi difficili da paesi lontani incontrarono delle persone che li aiutarono: a trovare una casa, a imparare bene l’italiano, a trovare un lavoro e imparare a farlo.
Nella Valle c’è un paese che si chiama Breno, e a Breno c’era un albergo che aveva sempre accolto i viaggiatori che passavano nella valle. Ma questo albergo stava cadendo in rovina, e il paese stava perdendo un pezzo importante della sua storia.
Così il nostro amico, con queste persone che lo avevano aiutato, Carlo e gli altri, e insieme ad alcuni ragazzi rifugiati (così si chiamano le persone scappate da paesi in guerra, che chiedono ospitalità e protezione a un altro paese) decisero di prendere in gestione questo albergo e riportarlo a una nuova vita.
Oggi il ragazzo e i suoi amici accolgono all’albergo Giardino i turisti che qui vengono in vacanza, i commercianti che viaggiano attraverso la valle, ciclisti e motociclisti tedeschi e inglesi, chiunque passi di qui e abbia bisogno di fermarsi a dormire.
C’è chi, come Abdi, si occupa della reception e si sta formando per diventare il direttore dell’albergo…
Cìè Emanuela che serve in tavola la colazione, chi pulisce le camere, altri ragazzi – che lavorano nei laboratori degli artigiani della zona – hanno ristrutturato armadi e tavoli e hanno dipinto sui mobili i segni della Valle.
Anche il Mio Segno. Il nostro: quello che ci ha raccontato questa storia, un uomo che regge sopra di sé il sole della speranza e del futuro.
(La storia è stata volutamente semplificata per essere raccontata ai bambini. Voi potete semplificarla ancora di più, oppure spiegare ai vostri ragazzi anche quello che io ho tralasciato, a seconda della loro età. Può essere una bella occasione per parlarne insieme. Perché non tutti i viaggi sono di vacanza.)
L’albergo Giardino, il primo eco-world hotel della Lombardia
L‘albergo Giardino si definisce un eco-world hotel culturale. Un’espressione complessa che vuole sintetizzare molte scelte interessanti che sono state fatte.
L’albergo è degli anni ’50, e nel recupero la Cooperativa K-Pax, che gestisce l’hotel da qualche mese, sta cercando di mantenere – ristrutturando, recuperando, valorizzando – la struttura e gli arredi originali. Sono state addirittura ritrovate opere d’arte datate anni ’50, accantonate e quasi abbandonate.
Hanno cercato di mantenere un’impronta ecologica, utilizzando ad esempio pitture bio-compatibili, prodotti da bagno “verdi”, basso consumo energetico, installazione di pannelli solari.
La colazione offerta è perlopiù a km zero, con prodotti bio delle malghe e delle aziende agricole della zona.
Danno molta attenzione anche alla cultura: oltre all’arte “ritrovata“, vorrebbero anche coinvolgere artisti e scrittori locali con presentazioni ed eventi da organizzare all’albergo, e i corridoi delle camere già sono utilizzati per delle esposizioni temporanee.
All’insegna dello scambio e della conoscenza reciproca vuole essere anche l’offerta di organizzazione di visite personalizzate, per scoprire la Valle dal punto di vista eno-gastronomico, naturalistico, culturale o… sportivo: mettendo a disposizione anche un servizio di noleggio e riparazione bici.
Una bella scommessa.
Hotel Giardino
via XXVIII Aprile
25047 Breno (Bs)
Val Camonica – Lombardia
email: [email protected]
website: www.valcamonica.hotel
One Response to Ho trovato il mio segno. Dove dormire in Val Camonica
Lascia un commento Annulla risposta
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
Pingback: L'albergo gestito dai rifugiati. Una storia di accoglienza al contrario - La paura non fa 90