Viaggiare per ricominciare. La Bretagna di Genny.
Una vera emozione leggere il diario di viaggio di questa mamma. Forse perchè parla di una delle mete più belle mai visitate con i miei bambini: la Bretagna. O forse perché trasuda emozioni e batticuore. Lo stesso che provo io ogni volta che parto con i miei figli. Forse perchè è un racconto onesto, aperto, sincero. Forse perchè un po’ mi ci ritrovo. Mi ci riconosco. E allora, eccola la Bretagna di Genny. Oceano, sale sulla pelle, spazi aperti, libertà.
PS Genny ha un bellissimo blog di cucina: alcibocommenstibile.com Dategli un’occhiata!
È stato un viaggio per me. Un punto di partenza un pochino egoistico forse per viaggiare con i bambini, ma anche le mamme hanno le loro esigenze. A 33 anni non avevo mai visto l’oceano. Avevo bisogno di spazi e di forza, non potevo affrontare un’altra vacanza di solo mare e spiaggia, senza nuove scoperte, non ce l’avrai fatta. Avevo bisogno di allontanarmi e ripartire. Ed ero certa che mio figlio di due anni e mezzo vedendomi e sentendomi felice, avrebbe apprezzato con me le nuove scoperte. Avevo dalla mia parte la consapevolezza che lui in auto ci sta bene, e che quindi la strada non sarebbe stato un problema.
E così siamo partiti. Bretagna, la meta. Per macinare chilometri e vedere finalmente le maree. Moltissimi spunti li ho presi proprio da questo blog, sulle cose da vedere e su dove dormire. Non aggiungerò dunque nulla a quanto già detto sui luoghi che Valentina aveva visitato, ma provo a raccontarvi qualcosa di nuovo. I nostri tempi sono stati serrati, certi giorni la sveglia è suonata all’alba, sicuramente con maggior tempo a disposizione saremmo stati un pochino più rilassati 😀
Abbiamo trovato molto di più. Abbiamo fatto una prima tappa da un’amica ad Amboise, sulla Loira. Poi siamo partiti alla volta di Guerande, per scoprire il fascino delle saline.
Qui il nostro primo incontro con questi laghi di acqua e con l’aria satura di sale, che si sente sulla pelle e sulle labbra. Le saline possono essere visitate, con un percorso guidato organizzato dal negozio del consorzio del sale di Guerande. Fascia in spalla noi le abbiamo viste e direi che ne vale davvero la pena! Unico neo, i tour sono solo il inglese o francese.
Abbiamo sempre cercato di alternare percorsi in auto a soste in spiaggia, per permettere al ragazzo di giocare e rilassarsi. E così abbiamo scovato una delle spiagge più belle che abbia mai visto in vita mia: La mine d’Or. Chilomentri e chilometri di sabbia davvero dorata, portata sul bordo dell’oceano da una cava d’oro. Le falesie arancioni a picco sul mare amplificano il colore della sabbia e tutto assumo una luce speciale..o forse sono io che sono rimasta incantata alla mia prima volta sull’oceano! La spiaggia è davvero immensa, e credo non sia corretto affrontarla senza un aquilone, che è un ottimo compagno di avventure per un viaggio in terra bretone.
La notte l’abbiamo passata sulla penisola di Quiberon. Un piccolo hotel, piuttosto vecchiotto, benchè pulito e con personale gentilissimo, ci ha accolto a 30 metri dalla spiaggia. E questo è stato forse il momento più bello di tutto il viaggio: un tramonto sull’oceano, con la bassa marea. Sembra di sentirsi parte di un quadro espressionista, attorniati solo da luce di ogni colore e di ogni sfumatura, tra cielo e mare, senza riuscire a cogliere il punto preciso in cui l’uno si perde nell’altro.
Il giorno successivo siamo partiti per la nostra seconda tappa. Direzione Brasparts, per dormire nelle roulotte gitane. Il tempo non è stato clemente, ma per raggiungerle siamo passati da Pont ‘Abbè, capitale dei Pays Bigoudin: la domenica non farete fatica ad incontrare le donne con i tipici copricapi della zona e i costumi bretoni. Una galettes in bretagna non vi verrà negata ovunque siate, ma se passaste da queste parti fermatevi alla Creperie Bigoudine, ricavata da una delle tipiche case in pietra, perchè di buone così non ne ho davvero mai assaggiate!
Il viaggio è continuato verso Point du Raz. Il faro e la punta sono sicuramente suggestive, e possono entrare a far parte di un tour dei fari se vi piace l’idea. Noi abbiamo preferito fermarci un pochino di più a Plogoff, fare merenda in spiaggia, giocare con i sassi e poi arrampicandoci su un semplicissimo sentiero che attraversa le falesie (noi abbiamo percorso solo il primo tratto, volendo si arriva fino alla punta ) fino a Pointe du Mouton. Seduti sul ciglio della falesia, i pensieri si perdono verso l’infinito e il paesaggio ricorda lande islandesi o britanniche… e invita a meditare sui prossimi viaggi.
E siamo giunti infine, in serata , a Brasparts. Abbiamo prenotato il soggiorno nelle Roulottes di Korringans, un modo piacevole per fare finta di essere nel nostro amato campeggio, e per far divertire il nostro ragazzetto, che ama i treni. La location per altro non è nemmeno troppo costosa, se come noi avete bisogno di coniugare il
bello ad una certa attenzione per il costo:D.
Niccolò è andato in visibilio alla vista di questi vagoni del treno, tutti in legno. Il letto incastonato in posizione sopraelevata è subito diventato una covo da raggiungere scalando i mobiletti. Le roulottes sono fornite di tutto il necessario per il soggiorno e per cucinare, ma – se non ne aveste voglia – c’è un piccolo ristorante per consumare i pasti, in cui tutto è preparato in casa e con ingredienti biologici.
All’esterno c’è una piccola area gioco per i bambini e Brasparts è il punto di partenza per escursioni all’interno della Bretagna, sui monts d’Arrè, o sulla costa verso Crozon.
Un paio di notti con base qui aiuteranno ad avere un diverso punto di vista sulla regione, che non è solo fatta di piccoli porti e coste meravigliose e selvagge, ma è sopratutto interno brullo, duro, incoltivabile, in cui a malapena ci si può dedicare all’allevamento di pecore e qualche mucca. Dalla costa verso l’interno, si percorrono strade che si estendono sugli altipiani, tra rocce coperte di erica e ginestre, tra creste e laghi,punteggiati da poche case sporadiche, in un paesaggio quasi lunare e impressionante. Spesso ci siamo fermati a pensare quanto possa essere duro e alienante vivere qui, lontano dal nostro modo di passare le giornate.
Da qui ci siamo mossi verso nord. Il paesaggio è cambiato un’altra volta, la brughiera si è fatta meno aspra, fino a trasformarsi in verdissimi campi coltivati spostandoci nelle zone attorno alle più famose località balneari. Ci siamo persi nel fango dei sentiero dei doganieri, a Perros-Guirec, abbiamo mangiato mules frites e galletes sulla spiaggia, bevendo sidro e aspettando il tramonto. Ci siamo diretti verso Saint Malo, dormendo alla Gites de tertrebal, come già Valentina, accolti da sidro e dolcetti in frigorifero, e con pomodori freschi raccolti per noi ogni giorno dalla padrona di casa.
Abbiamo corso sulla spiaggia di Saint Malo, passeggiato sui bastioni e nelle vie piene di turisti, anche italiani. Siamo saliti su una nave dei pirati, e abbiamo mangiato guardando il Fort National scoprirsi piano piano e uscire dalle onde (lasciate perdere però la poitrine du quebec, un accrocchio di patate fritte, formaggio e salsa bruna che ho assaggiato per voi, perchè son coraggiosa:D). Ci siamo leccati le dita grondanti del caramello al burro salato della nostra crepe, abbiamo assaggiato i mega dolci della sala da the Timothy e ci siamo riposati aspettando che la marea tornasse a salire.
Ci è tanto poco piaciuta Mont Saint Michel, quanto abbiamo amato Cancale. In una dimensione umana, ci siamo seduti come tutti in fondo al porto ad assaggiare le ostriche, mentre il ragazzo si divertiva a buttare per noi i gusci sulla montagna di conchiglie dei molluschi assaggiati dai turisti, e ad osservare curioso i trattori che instancabili trasportavano sacchi di ostriche pescate in mare aperto verso i banchi degli allevamenti, lasciati scoperti dalla bassa marea.
Il nostro mega tour si è concluso ai Giardini di Broceliande. Poco ho da aggiungere a quanto già scritto su queste pagine, se non un accorato invito ad andarci, e a perdersi tra i percorsi , lasciando libera la mente di correre e capire.
Abbiamo passeggiato accompagnati da una nuova paletta verde, e poi ci siano rilassati sulla spiaggia di un piccolo porto appena fuori il paese, raccogliendo conchiglie e facendo amicizia con gli altri bimbi. Avete mai notato quanto poco si mettano i bambini a conoscersi e a scegliere di giocare insieme, anche senza parlare la stessa lingua?