Non basta chiamarla Polinesia. Le Isole Cook con bambini

La domanda sarebbe legittima: perché spingersi dall’altra parte del mondo, in un minuscolo atollo vulcanico, nel mezzo dell’Oceano Pacifico?

Perché protrarsi lontano da tutto è un po’ come distaccarsi da tutto ciò che siamo; è compiere un viaggio dentro noi stesso per poi arrivare conoscerci meglio. La Polinesia neozelandese non è solo una cartolina da ammirare; è una destinazione autentica ed emozionante, ricca di mille sfumature. Solo chi ha visitato il Pacifico capirà appieno il valore aggiunto di questi luoghi.

L’arcipelago delle isole Cook, nella cosiddetta Polinesia neozelandese, si trova appunto in pieno Oceano Pacifico, tra la Polinesia Francese e le isole Samoa. È considerata una delle mete di mare più belle del mondo, generalmente destinazione di viaggi di nozze da sogno. Ma perchè non visitarla con i bambini? Ecco il racconto di questo nostro incredibile viaggio…

Isole Cook con bambini: come arrivare

Per raggiungere queste isole sono necessarie molte ore di volo ed ecco perché spesso vengono utilizzate come estensione mare di destinazioni come Australia o Nuova Zelanda. È proprio da quest’ultima che noi siamo (ri)partiti, con un volo Air New Zealand che da Auckland ci ha condotti a Rarotonga.

Se si volessero raggiungere queste destinazioni senza soste intermedie, la via “più breve” sarebbe da Los Angeles, che però non offre voli giornalieri per le Cook, come invece capita dalla Nuova Zelanda e anche dall’Australia. Affrontare un viaggio così lungo con bambini necessita di qualche accortezza in più: pianificare tappe intermedie di qualche giorno in Asia, negli Stati Uniti, in Australia potrebbe essere un’alternativa più leggera per colmare questo lungo volo. Noi avevamo in programma due settimane in Nuova Zelanda e abbiamo perciò spezzato in due questo viaggio e non quello necessario per raggiungere le Cook.

Isole Cook con bambini: il nostro itinerario


Rarotonga

È stata la prima isola che abbiamo visitato, poiché è proprio qui che i voli internazionali atterrano. “Raro” ha rappresentato per noi la vera scoperta delle Cook, poiché amo definirla l’isola che non ti aspetti. Questo luogo ti prende contro piede… inizialmente ho addirittura pensato di poterne rimanere delusa, ma poi ho capito che ciò che all’inizio non riuscivo a comprendere era il suo valore aggiunto, che si è rivelato dopo qualche tempo.

In queste isole si vive ancora con un concetto quasi tribale: tutti si aiutano, tutti rispettano la terra, unica vera ricchezza che conta e ognuno è pronto ad aprire la sua porta per offrirti aiuto: non si giudica, si agisce, solidarizzando.

L’isola è di proprietà Maori e questo significa che nessuna influenza o colonizzazione appare evidente come accade invece nella vicina Polinesia francese: il mare e le sue lagune sono solo una piccola parte di ciò che potete vivere qui. Circondati dall’Oceano Pacifico, avete una sola missione durante la giornata: affittare un motorino, una bicicletta o un’auto e inseguire il sole facendo il tour delle spiagge. Segui il sole e tutto sarà più chiaro. Spesso mi sono sentita dire che non è necessario spingersi così lontano per vedere un bel mare, ma ripeto: non è la bellezza o la purezza dell’acqua che ti spinge fino qui, ma il desiderio di scoprire che esistono ancora persone in grado di essere consapevoli della vera ricchezza. Esistono paesi in cui regna la “povertà” e gli abitanti sembrano inebriati da non so quale magia, qui è diverso: le isole Cook non hanno senza tetto, tutti sono in grado di mantenersi grazie ai frutti della terra. In dodici giorni ho visto ventagli costare centinaia di dollari perché realizzati nella parte Nord dell’Isola da alcune anziane signore, senza alcuna scadenza, semplicemente lavorando quando possono e come vogliono. Ho visto un commerciante regalarmi l’intera spesa poiché, causa bancomat rotto, non avevo contanti a sufficienza: “Prendi tutto, non importa. Qui non siamo abituati come voi”.


I sorrisi e la continua sensazione di essere al tuo posto, senza alcun tipo di giudizio o pregiudizio.

Rarotonga è caratterizzata da spiagge infinite: la famosa Muri Beach è sicuramente la più affollata, ma tutte le altre meritano comunque di essere esplorate, considerato che puoi fermarti dove vuoi per quanto vuoi. L’isola è lì per te, tu hai il dovere di viverla. Esplora l’interno in bicicletta e vai con Jimmy (Eco Cycle tour) a scoprire i segreti di questa immensa vegetazione.

Se il giorno puoi mangiarti un panino con tonno appena pescato a The Mooring, la sera puoi visitare qualche mercato locale a Muri o Avarua e il sabato provare qualche ristorante sulla spiaggia: immancabile degustare l’Ika mata (tonno crudo marinato con lime e latte di cocco).

Aitutaki

La laguna di Aitutaki gode spesso dell’appellativo di laguna più bella al mondo e, nonostante il mio scetticismo, ho dovuto ricredermi: il mare qua, soprattutto nelle isole di Honeymoon e One Foot Island, è qualcosa di stupefacente. Appassionati di acqua salata a ogni latitudine, ormai esperti di Oceano Indiano ed esploratori della Polinesia Francese, non avrei mai pensato di rimanere così incantata da questo azzurro. Queste isole disabitate rappresentano quanto di più incontaminato una persona si possa immaginare: la trasparenza dell’acqua, la calma della laguna e l’azzurro del cielo a contrasto sono in grado di guarire qualsiasi anima. Prendere la canoa e gironzolare tutto il giorno in questa magica laguna non è un modo per non annoiarsi, ma il sistema ideale per godersi a pieno l’immensità di questo luogo. Non ho mai visto tante tonalità di turchese e non ho mai realizzato cosa fosse veramente questa laguna finché non mi è apparsa davanti dalla prua della barca. Emozionarsi e non abituarsi mai alla bellezza del mondo: questa è la vera ricchezza.


Particolarità e curiosità di One Foot Island: ricordatevi di portare con voi il passaporto poiché, una volta sbarcati, verrà timbrato con il marchio distintivo che caratterizza quest’isola: la pianta di un piede!

Atiu

La terza isola che abbiamo esplorato è la meno conosciuta e turistica: si tratta di un atollo “rialzato”, ovvero di un’isola che è stata separata dal mare di alcune decine di metri. La barriera vicina all’isola comporta una potenza tale delle onde da spaventare a ogni infrangersi sul reef. L’isola è interamente tappezzata da vegetazione: un’intera foresta da scoprire in libertà, che vi permette di fare passeggiate tra alberi secolari e fiori profumati, per poi sbucare su spiagge candide circondate da quello che sembra un “mare in tempesta”. Una delle zone più affascinanti è il Coral Garden: una piscina spettacolare e naturale che si trova un metro sopra il livello medio del mare. La laguna è tenuta piena dalle onde delle tempeste vicino all’Antartide, che si infrangono sulla scogliera e la colmano riempiono. A volte queste onde si fermano e la laguna si svuota: tutti i pesci quindi entrano nell’unico punto profondo, denominato il giardino di corallo. Se sei fortunato e questo accade mentre sei in zona, ti aspetterà un momento fantastico per fare snorkeling: purtroppo quando siamo andati la marea era troppo alta e il mare troppo mosso per ammirare questo fenomeno.


Atiu è molto famosa anche per le grotte e per la sua piccola comunità composta da poche centinaia di persone. Trascorrere qualche giorno qui significa dedicare giornate intere a passeggiare, esplorare e innamorarsi di luoghi magici.

Le isole Cook con bambini

Una civiltà così altruista e genuina non può che essere un’ottimo presupposto per scoprire queste isole con i bambini: aperta al mondo, curiosa e ospitale, questa popolazione può essere veramente un grande arricchimento per i vostri piccoli esploratori. A Rarotonga e Aitutaki non avrete alcun tipo di problema nel trovare supermercati e farmacie che forniscono prodotti e medicinali adatti ai bambini. Molte patologie possono venir curate con le piante e i loro estratti, quindi munitevi di papaia e olio di cocco per riparare le vostre ferite e insolazioni 🙂


Fate attenzione agli hotel, poiché non tutti accettano i bambini: solitamente si tratta di resort tipici dei viaggi di nozze che per garantire una maggiore privacy ai neo sposi non permettono l’ingresso sotto una determinata età.

Atiu forse rappresenta l’isola più “complicata” da questo punto di vista, poiché è meno fornita di tutte le comodità tipiche occidentali, anche se devo dire che la pensione dove siamo stati noi hanno addirittura cucinato la pasta per Clara poiché temevano che non avrebbe gradito troppo i piatti tipici. E’ buona regola comunque in questa tipologia di isole (mi riferisco nel nostro caso esclusivamente ad Atiu) comunicare un mese prima del vostro arrivo se avete esigenze particolari per i vostri piccoli, visto che i rifornimenti non sono giornalieri come da altre parti.

Isole Cook con bambini si oppure no? Qualche considerazione finale

Comprendo che andare dall’altra parte del mondo non sia missione facile sia in termini di costi sia di tempo (le Cook costano molto meno della Polinesia Francese), ma vi garantisco che le isole del Pacifico regalano sensazioni che difficilmente possono essere descritte, poiché non si tratta solo di qualcosa visibile agli occhi. Si tratta piuttosto di libertà. Di una consapevolezza del mondo che ci circonda in grado di riempire il cuore. Le Cook non vanno viste, ma ascoltate… Dopo tutto sarà più chiaro.

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