Francesca, la mamma che gira il mondo

Oggi è giornata di incontri. Ma di quelli belli, di quelli che lasciano un segno. Vi ricordate di Francesca? Ha pubblicato qui sul blog un meraviglioso articolo su un suo viaggio in Marocco con due bambini al seguito, tenendoci tutti incollati allo schermo fino alla fine: sembrava di essere lì nel deserto, tra le dune ed il silenzio; tra i villaggi e gli accampamenti berberi, tra il sole marocchino e l’allegria delle sue genti. Oggi la conosciamo un po’ meglio e, per farlo, l’abbiamo intervistata…

Francesca è una donna, una mamma e una viaggiatrice davvero speciale. Ha girato il mondo, ha un suo blog di viaggi, ha scritto due libri ed è stata persino ospite alle Falde del Kilimangiaro con la sua famiglia. Io ho avuto la fortuna di conoscerla tanto tempo fa, quando eravamo entrambe delle bambine. Poi, come spesso accade, si prendono strade diverse e ci si perde di vista. L’ho ritrovata, quasi per caso, in rete. Ed ora non la mollo più! Curiosi di conoscerla meglio?

A voi, Francesca Cioccoloni.

Francesca Cioccoloni

A tu per tu con Francesca: chi sei veramente?

 Principalmente sono una mamma; poi tutto il resto. Le persone si scoprono diverse secondo le situazioni e i momenti della vita. Sono curiosa questo sì, voglio vedere sempre con i miei occhi com’è, come funziona. Mi piace avere un’idea personale su ciò che mi circonda. Mi piace approfondire, non fermarmi alle prime impressioni. Cerco di non avere pregiudizi, e di avere intorno persone piene di vita.

Quando e come è nata la tua passione viscerale per i viaggi?

 Credo che la confidenza con i viaggi sia frutto dei trasferimenti dei miei genitori su e giù per lo stivale. Ho cambiato scuola così tante volte che se dovessi organizzare una rimpatriata con tutti gli ex compagni ci vorrebbe uno stadio!

Ma il vero passaggio dal turista al viaggiatore c’è stato nel ’97, quando tramite l’università ho partecipato al Progetto Leonardo e trascorso tre mesi a Marsiglia. Trovarmi per la prima volta da sola in una realtà nuova mi ha permesso di vedere la differenza che c’è tra essere in un posto e viverlo, scoprirlo nella quotidianità.

Il tuo viaggio più bello, quello che non ti ha soddisfatto e quello assolutamente da fare prima di morire? 

Finora il viaggio più bello è stato quello raccontato nel libro “Pondicherry is nice!“, semplicemente perché è stato il banco di prova dei viaggi con bambini, e anche perché è andata meglio di quanto avessi potuto sperare!

I viaggi, quelli zaino in spalla, avventurosi, mi soddisfano per il semplice fatto di averli vissuti. Mi danno quella sensazione di avercela fatta, di essere riuscita a cavarmela in ogni situazione. Paradossalmente i viaggi che mi hanno soddisfatto meno sono quelli che più somigliano a una vacanza.

Quello da fare prima di morire è il giro del mondo a piedi, ovvero partendo a piedi da casa mia e muovendomi soltanto via terra. Assolutamente senza aerei. Mi piacerebbe perché sarebbe davvero un viaggio per conoscere, per adattarsi al tipo di vita che trovi via via che ti sposti, un’occasione unica di contatto con il mondo. Sono così attratta da questa esperienza che, in qualunque stagione, saprei da che parte iniziare il giro per trovare le condizioni climatiche migliori. Lo so: sono malata!

Domanda di rito: come è cambiato il tuo modo di viaggiare da quando sei mamma?

Più che cambiato direi migliorato. Viaggiare con i bambini ti insegna a mantenere la calma, a rallentare i ritmi, a non preoccuparti più per le sciocchezze. Focalizzi le tue energie sul benessere dei tuoi figli e di conseguenza ti godi di più il momento. Frequentando parchi e giardini dall’India al Vietnam, passando per il nord Africa, hai un’infinità di occasioni d’incontro in più con la gente del posto. Non sei più ossessionato dal dove andiamo, che facciamo, perché sei così felice che tuo figlio stia bene e si diverta che tutto passa in secondo piano. Certo, abbiamo la nostra buona dose di alti e bassi, con imprevisti a volte poco piacevoli, ma tutto sommato posso dire che viaggiare con i propri figli valga tutta la fatica del mondo.

Quanti Paesi hanno visitato i tuoi bambini Francesco ed Alessandro?

Francesco è stato in Egitto, India e Vietnam. Poi insieme ad Alessandro ha visitato la Tunisia e il Marocco.

Francesca Cioccoloni

In Vietnam

 I tuoi viaggi in India hanno ispirato due libri. Cosa ti ha spinto a scriverli?

 L’India è stata l’esperienza più formativa non solo dal punto di vista di viaggiatore, ma di persona. La mia vita si divide in due momenti: quello prima e quello dopo aver visitato questo paese. Quando sono andata in India la prima volta avevo ventisette anni e non ero mai stata oltre l’Europa. Non avevo idea di cosa mi aspettasse e l’impatto più sconvolgente è stato con la povertà. Come affermo nei miei libri, vedere la miseria con i propri occhi, senza il filtro della televisione o di internet, è qualcosa che ti sconvolge nel profondo. Ho rivisto tutte le mie priorità. Ho capito che sono fortunata non perché vinca alla roulette ma perché sono nata in un paese e in un’epoca che non conosceva privazioni, perché non ho mai avuto fame. E’ stata una consapevolezza nuova per me, un misto di senso di colpa e voglia di compensare la mia buona sorte con azioni quotidiane, come ad esempio evitare gli sperperi dello stile di vita che ci è stato permesso.

L’India non può lasciarti indifferente: o si ama o si odia. Il mio primo libro “L’India in sleeper class” l’ho scritto sette anni dopo esserci stata; questo tempo mi è servito per metabolizzare quello che avevo visto, per sfuggire dalle banali impressioni che un occidentale ha di primo acchito nei confronti di un continente tanto diverso. Mi sono anche serviti per fare altri viaggi, tutti molto importanti che mi hanno spalancato gli occhi sul mondo e offerto termini di paragone.

libro india in sleeper class

Ho approfondito quello che avevo visto in India la prima volta attraverso i libri, cercando di capire perché oltre un miliardo di persone prega con fervore ogni giorno; fa le abluzioni dal Gange al ruscello sotto casa; si spacca la schiena per assicurare una dote alla figlia; mangia con le mani; si tatua con l’hennè; sopporta col sorriso condizioni di vita disumane; parla diciotto lingue diverse; sarebbe capace di qualsiasi cosa pur di vedere un film al cinema. Leggi tanti libri, unisci pareri diversi a quello che hai visto con i tuoi occhi e così ti fai un’idea, un’opinione, che trattandosi dell’India devi essere propenso a rivedere più volte!

Tutto questo è stato alla base del mio ultimo libro Pondicherry is nice!, le fondamenta per raccontare la storia di un viaggio con mio figlio attraverso il racconto dell’India, delle sue tradizioni, della storia, del perché di questo posto. Non una cronistoria di quello che abbiamo fatto in un mese: per carità! Sai che noia per chi legge! Piuttosto il racconto di un paese lontano attraverso l’esperienza del viaggio.

pondicherry is nice

Ho scritto questi libri per dare forma alla passione e all’amore che questo paese mi hanno dato. E’ difficile da spiegare ma l’India è davvero uno splendido rompicapo e gli indiani sono persone meravigliose, capaci di slanci di generosità inimmaginabili considerate le condizioni in cui la maggior parte di loro vive. Questi due libri sono nati per celebrare tutto quello che ho visto e provato: troppo importante e che andava ricordato per sempre.

Quali consigli daresti ai genitori che vorrebbero viaggiare con i propri figli ma sono titubanti? Cosa si perdono a non farlo?

Il consiglio che dò sempre è quello di essere a proprio agio nelle situazioni. Mi rendo conto che viaggiare così come facciamo noi, senza prenotare nulla, completamente all’avventura, non è congeniale a tutti. Perciò capisco chi sceglie di viaggiare appoggiandosi a un tour operator, ma dovrebbe ricordarsi che c’è vita oltre il villaggio e che mescolarsi alla gente del posto è una bella esperienza. L’importante è partire con la voglia di conoscere, e di non chiudersi dentro quattro mura mentali.

Spesso non si viaggia con i bambini perché non si ha esperienza, ci si sente spaventati. Beh, nonostante tutti i viaggi fatti prima di avere figli, con loro è tutto diverso e un po’ di paura ce l’ho anch’io. Ma si tratta di paura buona, quella che ti fa stare vigile, che tiene alta l’attenzione e ti fa essere previdente.

Spesso si crede che i bambini non riescano ad adattarsi a cambiamenti di clima o cibo, ma solitamente sono gli adulti ad avere più problemi. Ho visto i miei figli viaggiare per ore su treni e autobus, dormire in un letto diverso una notte sì e una no, mangiare cibi nuovi, e giocare con altri coetanei senza fare una piega. Credetemi: dal viaggiare con i figli si ha tutto da imparare!

Infine spesso sento dire che tanto da grandi non si ricorderanno niente e perciò tanto vale restare a casa. Certamente un bambino di pochi anni non potrà conservare il ricordo del viaggio come fa un adulto, ma l’esperienza sì. E sono due cose molto diverse: il ricordo si può far rivivere anche guardando delle fotografie; l’esperienza è la crescita personale che deriva dallo stare insieme come non accade di solito, dalla condivisione di spazi e situazioni nuove, che permettono di conoscersi meglio a vicenda. Chi rinuncia a viaggiare con i figli perde una possibilità di crescita, un arricchimento per tutta la famiglia.

Il tuo sogno più grande?

Riuscire a trasmettere ai miei figli il rispetto per gli uomini e l’amore per la natura. Credo che se ognuno di noi crescesse con questi due valori, parecchie delle brutture che ci affliggono non esisterebbero più.

 La tua paura più grande?

Svegliarmi in un mondo tutto uguale. La mia più grande paura parlando di viaggi è trovarmi in posti geograficamente anche molto lontani ma uniformati per il cibo, i vestiti, le tradizioni. La mia più grande paura è quella di non meravigliarmi più.

Fra vent’anni Francesco ed Alessandro saranno…

Cittadini del mondo, con quella mentalità internazionale che li farà vivere bene ovunque si trovino. Consapevoli che il loro stile di vita non è quello giusto, ma solo uno dei tanti possibili.

____

Grazie mille Francesca! E’ stata una delle più belle interviste mai fatte. E se anche voi avete delle domande da fare a questa grande mamma viaggiatrice, scrivetele nei commenti! Sono sicura che Francesca sarà felicissima di rispondere!

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14 Responses to Francesca, la mamma che gira il mondo

  1. elisa Rispondi

    12/02/2014 at 15:47

    Bellissima intervista complimenti a Valentina!
    Sono curiosissima di sapere tutto sul viaggio in India coi tuoi bimbi, quanti anni avevano, come avete fatto con le vaccinazioni, da che età consigli un viaggio del genere e quanto più ti viene in mente.
    L’India mi è scappata per ben due volte ed entrambe con il biglietto già in mano, l’ultima è stata proprio perchè ero incinta di Manina il mio bimbo che ha da poco compiuto sei mesi, sogno di andarci con lui, ma quanto devo aspettare?

    grazie ad entrambe per contribuire a dire che viaggiare con bimbo si può!

    • Valentina Cappio Rispondi

      12/02/2014 at 15:52

      Ciao Elisa! Che bello averti qui! E’ un onore… un’altra grande mamma viaggiatrice! Sicuramente Francesca ti risponderà di persona, io ti anticipo che qualcosa sull’India ha già scritto sul suo blog francescacioccoloni.it…
      Un abbraccio e un bacio grande a Manina (ma quanto è bello????)!!

      • Francesca Rispondi

        12/02/2014 at 22:00

        Ciao Elisa e grazie!!
        Ti ho risposto velocemente su Facebook ma se hai bisogno di approfondire sono a tua disposizione!

        Per la questione dei vaccini a cui non hai sottoposto il tuo bimbo, a quali ti riferisci? Non per entrare nel personale, anche noi non abbiamo fatto nessuna vaccinazione extra a Francesco, a parte quella per le epatite A, che in un posto come l’India si possono prendere anche mangiando nel ristorante più pulito che ci sia….

        Per quanto riguarda l’età, tutto sta nel tipo di viaggio che volete fare. Va da sé che tanto più piccolo è il bambino, tanto meno potete addentrarvi nelle zone più remote. Inoltre la questione del cibo per un bimbo che sta svezzando ora è determinante, perché in India non sono reperibili gli omogenizzati, vuoi per la religione, vuoi per abitudini diverse. Questo inconveniente potrebbe essere arginato organizzando il viaggio in strutture di livello alto, allora si avrebbe maggiore possibilità di preparare pasti apposta per lui…e anche la disponibilità di un dottore 24 ore su 24.

        Se posso darti un consiglio, visto che l’India è imprevedibile e va vissuta “on the road” altrimenti non vale, aspetterei ancora un po’, un annetto tipo. Non perché tu non possa andarci subito, ma perché se dovessi scegliere il mega albergo e la vacanza tutta super organizzata, ti perderesti davvero lo stupore e l’emozione dell’avventura indiana.

        Un bacino a Manina,

        ciao!!

  2. Chiara Rispondi

    12/02/2014 at 16:52

    “Cittadini del mondo, con quella mentalità internazionale che li farà vivere bene ovunque si trovino. Consapevoli che il loro stile di vita non è quello giusto, ma solo uno dei tanti possibili.”

    Questo è proprio quello che vorrei lasciare ai miei figli…

    Grazie Valentina e Francesca per questa bella intervista!

    • Valentina Cappio Rispondi

      12/02/2014 at 16:58

      Ciao Chiara, grazie a te per essere passata di qua. Il merito è tutto di Francesca, è una persona splendida e un esempio per tanti altri genitori, me compresa! Un abbraccio!

    • Francesca Rispondi

      12/02/2014 at 22:05

      Ciao Chiara,
      ambizioso come obiettivo vero?? Ma l’intenzione è quella, e con il buon esempio a volte si ottengono risultati incredibili!!

      Grazie a te per i complimenti,

      Francesca

      • Chiara Rispondi

        14/02/2014 at 15:49

        Ambizioso ancor più perchè sono quella leggerezza e agio che a me mancano e che mi devo sforzare di acquisire per poterli trasmettere…
        Ma è un obiettivo che ritengo fondamentale e che coltiveremo assieme, tutta quanta la family!
        Ho ringraziato entrambe perchè il blog di Valentina tiene viva e aumenta la mia voglia di viaggiare e che potrà sostenere anche la volontà di raggiungere quel famoso obiettivo. La condivisione di storie come la tua, Francesca, dimostrano che tutto ciò è possibile :)

        • Francesca Rispondi

          15/02/2014 at 11:59

          E noi siamo qui proprio per questo, Chiara.
          Già la consapevolezza che far viaggiare i nostri figli li renderà adulti migliori, ci avvicina al traguardo!!!

          Per il resto le nostre esperienze e i nostri racconti serviranno per darci quel coraggio un po’ folle che ci farà partire…perché il gioco vale senza dubbio la candela!

          :)

  3. Lali Rispondi

    19/02/2014 at 00:00

    Arrivo solo ora…Io l’avevo letta dal cell!
    Questo è uno di quei post che vanno letti e riletti di tanto in tanto! Complimenti a entrambe davvero! Siamo fortunati “perché non ho mai avuto fame” questa frase mi ha colpito nel profondo, insieme ai 7 anni per metabolizzare l’India!
    Tantissimo da imparare!! Brave ragazze!

    • Valentina Cappio Rispondi

      19/02/2014 at 07:33

      I complimenti vanno tutti a Francesca. Io adoro il suo stile di viaggio e davvero mi auguro, un giorno, da farne uno tutti insieme! I Rospi si aggregano, vero?? Un abbraccio cara…

      • Francesca Rispondi

        19/02/2014 at 11:49

        Quando volete!!! 😉

    • Francesca Rispondi

      19/02/2014 at 11:48

      Grazie Alessandra! Ti ringrazio con un brano del libro “Pondicherry is nice!”

      “Man mano che mi allontano dal centro, anche se poi un vero e proprio centro questa città non ce l’ha, distinguo le baracche e gli slum celati da una parvenza più dignitosa rispetto a quello che ho visto a Mumbai; qui non si è registrato un eccessivo esodo di disperati dalle campagne.

      E’ senza dubbio la parte più “indiana” dell’India, quella che ha subito meno l’influenza dei coloni inglesi, nonostante sia stato proprio qui che, nel 1639, si stabilì il primo insediamento della Compagnia delle Indie Orientali. Ed è esattamente adesso che vedo la scena più commovente di tutto il viaggio: accanto all’ingresso di uno slum, seduta su una stuoia adagiata sul gradino di un marciapiede, con le spalle rivolte alla strada, c’è una giovane donna che veglia il sonno del suo piccino che, beato come ogni bambino del mondo, dorme, ignaro delle difficoltà che incontrerà per sopravvivere in una baracca.

      Mi sale un groppo in gola e comprendo, adesso che sono mamma anch’io, di avere maggiore sensibilità verso i disagi, la fame e le malattie che quotidianamente dovrà combattere quella giovane mamma che accudisce il suo piccino. E malgrado tutto sono seduti come se fossero entrambi su una nuvola e non per terra, inebriati dai tubi di scappamento che avvelenano l’aria. Questo soltanto perché hanno perso l’unica lotteria che merita essere vinta, la più importante in assoluto, quella a cui concorriamo tutti nel momento in cui veniamo al mondo.”

      Baci*

  4. Lali Rispondi

    20/02/2014 at 22:58

    … ecco… lo sai che hai già una lettrice in più e che comprerà preso il tuo libro vero????
    Per partire insieme, dovete solo dirmi come e dove!!
    Ne sarei onorata!

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